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"Credo - spiega il romano - che questa settimana possa essere molto importante, il livello è vicino a un 250, solo il montepremi e i punti sono diversi. Personalmente non lo vedo come un passo indietro"
15 maggio 2025
"Più che rabbia, a Roma ho provato una forte delusione". Le prime parole di Flavio Cobolli, dopo l'esordio vincente al Piemonte Open Intesa Sanpaolo, sono per la sua città, per una sconfitta all'esordio al Foro Italico che ha fatto male sì, ma che adesso va dimenticata in fretta per progettare il futuro. Un futuro che può cominciare subito, dal 175 di Torino, dove Flavio ha chiuso con un doppio tie-break di fronte all'argentino Collarini.
"A Roma - ha proseguito - non mi aspettavo di esprimermi così male perché la preparazione era andata bene. Avevo anche giocato dei set di alto livello con personaggi come Alcaraz e Korda. Ma non sono riuscito a gestire delle situazioni esterne che mi hanno condizionato. Ora sono felice di essere a Torino e di come ho controllato il match con Collarini. Non mi aspettavo che lui potesse tenere questo livello ma non mi sono fatto sorprendere".
"Il primo obiettivo per Parigi - prosegue Cobolli - è essere testa di serie, dunque bisognerà fare bene a Torino. Per questo punto alla vittoria o comunqe ad arrivare più lontano possibile. Il Roland Garros è sempre stato fra i miei tornei preferiti, dunque mi auguro di arrivarci in buona condizione e di ottenere un risultato positivo".
C'è spazio pure per una divagazione, parlando della polemica di Alexander Zverev e delle palline utilizzate al Foro Italico. In questo caso, la risposta di Flavio lascia pochi dubbi: "Per me è sempre una fortuna giocare questi tornei, le palline non sono mai un problema".
Sempre citando Roma, esce il nome di Lorenzo Musetti, che a Torino giocò un anno fa arrivando in finale: "Avrei dovuto giocare pure io, ma sentii un fastidio e preferii non rischiare. Un passettino indietro? Ne ho parlato con Darderi e abbiamo scherzato sul nostro ritorno nei Challenger: vuol dire che ci serve giocare e vincere partite, come ha fatto Lorenzo lo scorso anno".
E ancora: "Prima di venire a Torino ho chiesto consiglio a più giocatori, anche a Jannik: ognuno diceva la sua ma poi ho deciso io. Credo che questa settimana possa essere molto importante, il livello è vicino a un 250, solo il montepremi e i punti sono diversi. Personalmente non lo vedo come un passo indietro".
Ma i colleghi, di preciso, cosa hanno detto? "Nessuno mi ha detto di non tornare nei Challenger, ma era difficile scegliere perché dovevo capire quali erano le mie motivazioni, dopo tante partite di alto livello in tornei come 1000 o Slam. Bisogna venire qui sapendo di dover lottare, con l'umiltà di mettersi in gioco. Ed è quello che ho fatto. Jannik? Mi ha detto di fare quello che mi sentivo, mi ha consigliato soprattutto sull'atteggiamento da tenere, sullo spirito con cui venire qui".
A Torino c'è un torneo da vivere come favorito numero 1 e punti pesanti per il ranking: "Chi dice che non guarda la classifica mente. Io la guardo, ma cerco di non farlo così frequentemente, però so che devo difendere i punti di Ginevra, anche se non mi pesa così tanto. Scendo in campo soprattutto per divertirmi e per migliorare le mie lacune".
"La pressione di essere numero 1? La vedo come un privilegio. Il torneo ha atteso la mia decisione, dunque ringrazio chi mi ha dato questa possibilità perché non era una cosa scontata. Credo che anche per il torneo sia una cosa bella avermi qui, a proposito di umiltà (ride, ndr)".