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"Questo movimento - spiega Andrea - ci aiuta tanto a dare il meglio di noi nei tornei e quindi ci trasciniamo a vicenda. Sono molto contento che tanti italiani si siano appassionati al tennis anche grazie a noi”
16 maggio 2025
Dopo la sconfitta al primo turno a Roma, Andrea Vavassori riparte dalla sua Torino, al Piemonte Open Intesa Sanpaolo. Un avvio di stagione ottimo per lui (insieme a Simone Bolelli) e poi una serie di battute d’arresto: “È stato un inizio di stagione incredibile, era anche difficile partire così dopo tutto qullo che avevamo da difendere - spiega Andrea - ma abbiamo imparato a gestire la pressione. Abbiamo raggiunto traguardi incredibili e questo ci ha aiutato moltissimo come coppia. Fa parte del percorso perdere delle partite; il doppio a volte si decide su uno o due punti e abbiamo perso cinque o sei super tie-break tirati. Sono episodi e si va avanti. Sono sempre stato abituato a giocare tante partite e il format che prevede di giocare il doppio in due settimane ti costringe poi ad avere poche occasioni di giocare se va male all’inizio”.
Un’attesa prolungata, in aprile, causata anche dall’infortunio alla costola subito a Monte-Carlo a causa di una pallata di Shelton: “Un episodio spiacevole che mi ha tenuto ai box per una decina di giorni, ma siamo riusciti a lavorare molto bene con il mio preparatore atletico Alessandro Contadin e mio padre, lo abbiamo fatto per gradi e siamo riusciti comunque a recuperare abbastanza in fretta. Ora sto lavorando, mi sento bene, anche a Roma in allenamento stavo giocando molto bene, poi la partita è andata male: penso sia stata la nostra peggiore prestazione, però devo dare credito agli avversari (Bondioli e Caniato, ndr) che hanno giocato un’ottima partita”
Andrea Vavassori: numero 9 del ranking mondiale di doppio (foto FITP)
Nonostante la sconfitta prematura a Roma e la delusione di non poter far parte del successo azzurro nelle fasi finali del torneo di casa, 'Wave' esprime grande felicità per i suoi compagni: “Sono davvero molto contento per tutto il movimento italiano. Avere due semifinalisti ancora in gara, la Paolini in finale, Sara con Jasmine in doppio, è veramente un momento speciale per tutto il tennis italiano. Ci sono dei momenti: noi a inizio stagione abbiamo fatto benissimo ed ora è un po’ più difficile, mentre è un momento migliore per altri; però, come dicono spesso anche Sinner, Musetti e Berrettini, questo movimento ci aiuta tanto a dare il meglio di noi nei tornei e quindi ci trasciniamo a vicenda. Sono molto contento che tanti italiani si siano appassionati al tennis anche grazie a noi”.
Vavassori sottolinea, inoltre, la moltitudine dei fattori che incidono su una vittoria o una sconfitta, soprattutto in doppio: “Purtroppo i risultati non dipendono sempre da noi, ci sono tante componenti, noi possiamo soltanto gestire il lavoro quotidiano, l’attitudine, come affrontare la vittoria e la sconfitta ma poi ci sono anche gli avversari. A volte, le partite sono episodi a parte: in doppio in particolare, con il super tie-break e il punto secco ancora di più. Invece negli Slam, con il punteggio normale, abbiamo ottenuto sempre risultati di grande rilievo. In questi due anni, insieme a Simone non abbiamo mai affrontato un momento del genere, ci sta che succeda. Adesso andremo ad Amburgo e vedremo di fare bene”.
I tornei ‘175’ nascono, appunto, come appoggio dei Masters 1000 e quindi anche come una chance di riscatto, proprio come accade in questa settimana: “Sì, a me serve fare tante partite. Per me è importante ottenere vittorie, anche se in un torneo di categoria inferiore. Vincere aiuta a vincere: ho sempre sostenuto che vincere in singolare mi aiutava a vincere in doppio e viceversa. Non sono più riuscito a disputare i singolari per il format dei ‘1000’ di due settimane che mi hanno un po’ tagliato le gambe, ho fatto il miracolo a inizio stagione con Rotterdam, ma solo come alternate e ho giocato una buonissima partita con Auger-Aliassime. Poi a Manama c’è stata la conferma, perché ho giocato con avversari molto duri. Ma è stato comunque difficile conciliare entrambe le cose. Comunque sto giocando bene anche in singolare, meglio di prima, purtroppo non ho tante occasioni per dimostrarlo. Per quanto riguarda il doppio, avrei comunque disputato un ‘175’ ma qui, a Torino, a casa mia, lo faccio con molto più piacere e mi aiuterà a dare il meglio anche per i prossimi eventi”.
Bolelli e Vavassori in campo al Foro Italico (Foto FITP)
Solo per la settimana di Torino, Vavassori ha deciso di fare coppia con Andres Molteni. Com’è nata l’idea di giocare con lui? “Abbiamo un bel rapporto di amicizia. Abbiamo giocato insieme tre anni fa e ci siamo trovati bene. Mi ha chiesto di giocare perché il suo compagno è fermo ai box, Simone voleva riposarsi prima di Amburgo e quindi è nata questa occasione. Sono contento perché è sempre un piacere ritrovarsi in partita con una persona con cui ti trovi bene fuori dal campo”.
A prescindere dai punti nella Race, dal Challenger alle Nitto ATP Finals serve ancora uno scatto in avanti? “Sicuramente le Finals sono l’obiettivo principale di quest’anno e per me è sempre un’emozione incredibile giocare quelle partite davanti a un pubblico che ci sostiene tantissimo. L’organizzazione è incredibile, ogni anno stanno facendo miglioramenti pazzeschi, bisogna dare credito anche alla nostra città per aver organizzato un evento di quel tipo e tutti i giocatori con cui ho parlato mi hanno detto che era organizzato in modo impeccabile. Per quanto riguarda i risultati in campo, bisogna continuare a essere positivi e avere fiducia. Quando giochiamo bene, l’abbiamo dimostrato, siamo tra i più forti del mondo. Non c’è niente da cambiare, bisogna rimanere positivi e le cose girano in fretta".